Incipit
Un vero insulto alla filologia. E un’elogio all’imperfezione. Solo un anno e mezzo prima non l’avrebbe mai fatto. Ma un anno e mezzo prima la qualità ormonale della sua vita non aveva ancora subito sostanziali trasformazioni. Aveva la sensazione ogni tanto che la strada fosse un po’ troppo affollata di tir. Qualcosa che le impediva scorrevolezza, visuale. Ma aveva continuato. Arrivare in ritardo poi era diventato la norma. Aveva smesso di puntare l’orologio in avanti, di scrivere le liste delle cose da fare, di preoccuparsi di non preoccuparsi più per questa nuova modalità così easy going. L’ultima volta che si era sentita così era stato in quel limbo di preadolescenza quando i sogni del tuo diventare quello che sarai sono in una nube disneyana ancora lontana dai ritmi operativi a doppio turno di fabbrica in cui entrerà più tardi la tua vita. Be’, alla fine, in un mattino di fine inverno quando non trovando i suoi leggings neri aveva subito indossato i primi pantaloni a portata di mano, senza neanche reclutare il figlio undicenne per una ricerca con la torcia sui fondali dell’armadio, aveva dovuto dirselo: “Sei di ritorno”. Non se lo era esattamente detto. C’era stato come un flash, una fitta da qualche parte nell’animo e un’ acuta consapevolezza mitocondriale. E si era infilata con un paio di jeans e neanche stirati nell’altra parte della sua vita.
(Da Media vita)
📚 I racconti di Elena Soprano