Scivola sull’asfalto come su una gigantesca striscia di liquirizia. A fianco, l’inseparabile IM, avanzo di canile metropolitano che ha giurato fedeltà a lei e alle ruote fluorescenti dei suoi roller.
“Vu-vu!” La Kikka fa una scartata, frena. Si guarda intorno, nessuno. Sta per ridarsi la spinta, quando vede le enormi canne dell’aiuola- che non tagliano finché non diventano giurassiche – scuotersi. Sbuca una pelata. E’ quella di un tizio che ha visto spesso durante le sue ronde notturne coi pattini. Anche lui col cane, un incrocio imprecisato ma due taglie più grande di IM, l’addome sferico come quello del suo padrone e qualcosa che somiglia a uno strabismo di Venere che gli dà un’aria da fumetto disegnato male. “Pepe!” sussurra la Kikka.