Incipit
A Triste il mare è lontanissimo. Da lì l’orizzonte non sono le file di ombrelloni tipo fiori coltivati come in Romagna. O il profilo secco della Giudecca che vedi dal Canal Grande a Venezia. L’orizzonte del mare di Trieste sono nomi di cose studiate a scuola, a fatica e senza capirne un gran che: Fiume, Gorizia, Pola, l’ Istria, gli Asburgo, Maria Teresa, gli Oberdan. La regione Dalmata, poi, per me che i dalmata sono semplicemente i Pongo e le Peggy di Walt Disney….
“Ma dai” mi fanno gli amici “sradicati dal tuo soppalco sul soppalco, che ti rilassi un attimo…”
Già, perché io vivo nella chinatown milanese, con strade a trincea dove si rincorrono i tram, in una ex portineria al primo piano con un letto a soppalco. E’ quella la mia isola, lontano dal caos di città, lontano dallo smog, dalla fretta contagiosa e cronica. Lì, con i tappi di cera nelle orecchie, solo le zanzare sono le benvenute, mini enterprise di un’aria che sembra diventare più ampia, cosmica e che mi seda il cervello. Divento respiro, fiato. Diventiamo, bisogna precisare, perché io sono due sul soppalco del soppalco. Un Robinson Crouse nel suo rifugio con un selvaggissimo Venerdì.
(Da A Triste il mare è lontanissimo)
📚 I racconti di Elena Soprano